Una tecnica meditativa molto apprezzata è quella del Mandala, attualmente tanto in voga. Letteralmente “contenitore dell’essenza”, Mandala è un termine derivante dal sanscrito e può essere anche tradotto come “cerchio o ciclo”.
Il mandala vanta una tradizione antichissima: la prima forma, una ruota solare scoperta in Africa, risale al paleolitico, mentre il modello più moderno è la struttura “E8” del fisico Antony Garret Lisi.
Da sempre presente nella cultura tibetana-buddhista come il composto di cinque elementi, corrispondenti agli elementi dell’universo, il mandala si ritrova anche nella tradizione induista come yantra (lett. strumento), ma se ne differenzia per la rappresentazione particolareggiata delle figure. Nello scorso secolo è diventato oggetto di studio della psicologia occidentale, in particolare dello psichiatra Carl Gustav Jung che ha associato il mandala a una struttura radicata nell’inconscio.


Il suo centro, a cui tutto arriva e tutto riparte, è come il fulcro dell’anima, dove poter ritrovare energia e armonia. Di per sé, in quanto concentrico, fornisce una struttura rassicurante e può essere utile a raccogliere aspetti significativi del mondo interiore: da sempre il cerchio è simbolo di perfezione e di eternità. Per realizzare un mandala ci si può affidare a disegni preesistenti o creati a mano libera da riempire poi di colore. La libertà di colorare la figura, efficace rimedio per rilassarsi e migliorare la concentrazione, farà diventare il mandala un esemplare unico. È stato osservato che se anche cento persone colorano lo stesso mandala si vedrà un risultato finale differente. Questa attività è indicata non solo per i bambini ma anche per gli adulti.
Perché allora non tornare a prendere in mano un colore come si faceva ai tempi della scuola e mettersi in gioco?